E’ un compagno che sbaglia

Le reazioni sdegnate di Israele e delle comunità ebraiche ungheresi portano a ritirare l’editoriale in cuiil direttore del Museo della Letteratura Ungherese paragonava Soros a Hitler, ma..

@theremnantnewspaper


“Dò ragione a chi mi ha criticato, dare del nazismo a qualcuno è una relativizzazione. il paragone nazista anche involontariamente può offendere il ricordo delle vittime”. Con queste parole Demeter Szilard ha annunciato il ritiro e la sua cancellazione dal web del suo discusso editoriale in cui paragonava Soros a Hitler, l’Europa alle camere a gas e ungheresi e polacchi ai nuovi ebrei.

E’ la prevedibile conseguenza del turbinio di polemiche che era seguito ieri e oggi alla pubblicazione del pezzo, il termine disgustoso sembra essere il denominatore comune dei commenti, a cominciare da quelli della storica comunità ebraica di Budapest, il MAZSIHIZ, la federazione delle comunità ungheresi che aveva espresso in comunicato: “E’ disgustoso definire l’Europa la camera a gas, e imperdonabile se queste parole vengono dal direttore di un’Istituzione dello Stato. Ad Auschwitz sono stati gasati più di 430 mila nostri connazionali. Chiunque relativizza questo nel contesto di un dibattito politico in corso, anche indirettamente, è insensibile al dolore della storia ungherese del XX secolo e degli ebrei ungheresi“.

Ma in Ungheria c’è anche una “nuova e rampante” federazione delle comunità ebraiche, e la guida il giovane Koves Slomò, rabbino ortodosso della sinagoga di Obuda, il capo della potente ed in espansione corrente di Lubovich, che si è staccato pochi anni fa dalla storica Mazsihisz, per fondare la EMIH (comunità israelita unitaria ungherese), vicina ad Orban. (E protagonista anche della politica ungherese poche settimane fa quando ha ritirato il proprio appoggio, e i finanziamenti, alla troppo liberale Klubradio, condannandola . “­Il colpo di testa di Demeter Szilárd è disgustoso e indegno. E’ possibile non essere d’accordo con l’attività politica ed economica di György Soros e metterla in discussione, ma paragonare la persona ad Hitler e le sue attività alle camere a gas sono da considerarsi una scortese provocazione. Dare all’ordine mondiale costituito una critica conservatrice non è solo è possibile, ma è anche necessario. Essere conservatori tuttavia implica anche essere assolutamente consapevoli di quelle cornici linguistiche i cui confini non dobbiamo infrangere, superare. Non volgarizziamo quello che non si deve volgarizzare

Infine il tweet dell’ambasciata israeliana a Budapest, che difficilmente si può malinterpretare, ma…:

Rigettiamo assolutamente l’uso e l’abuso della memoria dell’Olocausto per ogni sopo, come sfortunatamente è stato fatto in un editoriale oggi. Non c’è alcun modo per collegare il peggior crimine nella storia dell’umanità, o chi lo ha perpetrato, con un dibattito contemporaneo, non importa quanto essenziale” C’ è un ma, quello che c’è dopo l’ultima virgola non è causale. Orban è un ottimo alleato di Nethanyau, i due si stimano, e condividono anche l’odio per il nemico Soros.

La morale è che sembra quasi una delle classiche tattiche della nuoca comunicazione della destra del XXI secolo, pensate a Trump: lanciare il sasso, poi nascondere la mano o nel caso ungherese ammettere l’errore (Trump ancora oggi parla di prove eclatanti della più grande falsificazione della stria USA), non è questo il punto, ciò che rimane è che le acque restano agitate.