Storie: La regina del vaccino

Il vaccino che inizia oggi la sua la sua avventura europea, è nato grazie alla tenacia di Katalin Karikò, ricercatrice ungherese negli USA dall’85, che ha lottato per anni contro un mondo che non credeva ai suoi progetti e questa è la sua storia

@ CNN.com

Oggì è un giorno luminoso, il giorno in cui nei paesi dell’Unione Europea* inizia la somministrazione del primo vaccino anticovid. Un farmaco nato quasi 50 anni fa in Ungheria..

Il primo vaccino è della Pfizer ed è basato, come quello che seguirà a breve della Moderna, su un cambiamento radicale nel modo con cui si induce il corpo a produrre gli anticorpi che combatteranno il virus, le tecniche a RNA messaggero, m-RNA, un’ingegnosa variazione del modo con cui le proteine vengono prodotte nel corpo umano: si iniettano nel corpo precise sequenze di materiale genetico, il risultato è che ogni cellula può produrre farmaci praticamente “on demand
Una tecnologia genica inventata e sviluppata da una testarda e geniale ricercatrice ungherese, Katalin Karikó, che in molti pronosticano adesso essere colei che riceverà, di persona o meno, il prossimo Nobel per la medicina, una che non si è scoraggiata mai in quello che sembrava un settore di ricerca negletto, senza prospettive e finanziamenti e su cui ora piovono enormi investimenti perchè affronti, dopo il virus, le molte malattie degenerative del nostro tempo.

E’ una ricerca che nasce negli anni ’70, nell’Università di Szeged , città ungherese ai confini con la Serbia con una famosa scuola di ricerca medica che ha già avuto un vincitore di Nobel, nel 1937 e dove già dal ’76 si era iniziato a lavorare, nel gruppo di Tomasz Jenő in cui la Karikó era una giovane scienziata, sulla manipolazione dell’RNA messaggero, una tecnica che sembrava avere infinite possibilità e che la ricerca di base doveva inseguire.

Nel 1985 arriva per la Karikó la chiamata dalla Temple University di Philadelphia, a lei che neanche voleva lasciare l’Ungheria, ma aveva ricevuto quell’anno, proprio nel giorno del compleanno, la notizia che la sua università stava riducendo il numero dei ricercatori. Aveva cercato lavoro in Europa, ma alla fine la sorte aveva deciso che la sua strada conduceva a Philadelphia.

Aveva un marito ingegnere, Bela Francia, e una figlia di due anni, Zsuzsi, si erano appena trasferiti nel nuovo appartamento; ora devono vendere l’auto, mettere tutti i risparmi (che al mercato nero avevo fruttato circa 1200 dollari) nell’orsacchiotto della bambina (tutti adorano gli orsacchiotti in Ungheria come in USA) e a partire per il sogno americano.


I cervelli in fuga non sono evidentemente un’invenzione del XXI secolo, specie in un mondo come quello scientifico che è globalizzato già da qualche secolo. Dirà in un’intervista nel marzo di quest’anno a G7.hu, quando già il vaccino stava avanzando nella seconda fase, che se fosse rimasta in Europa sarebbe diventata una delle tante ricercatrici mediocri e lamentose, che lottano per il proprio mantenimento, del resto gli unici colleghi con cui ha mantenuto rapporti sono anch’essi emigrati verso grandi laboratori di ricerca internazionali..

da sinistra Pardi Norbert, BioNtech, Karikó Katalin e Szabó Gábor Tamás, cardiologo. @G7.hu

A Philadelphia passa dalla Temple alla School of Medicine della Pennsylvania. Nel 1990 alla Università del Wisconsin la tecnica dell‘RNA sintetico iniziare a funzionare sui topi, ma negli uomini la ricerca è ferma al palo. il problema che pare irrisolvibile è che l’RNA sintetico è notoriamente vulnerabile alle difese naturali del corpo e, ancora peggio, induce una risposta immunitaria eccessiva nei pazienti. Karikó perde i finanziamenti, come se non bastasse le diagnosticano un tumore e il marito è bloccato in Ungheria con problemi di visto. tutto sembra crollare.

“Di solito la gente lascia la speranza, cambia settore o lavoro. Anche io ho pensato di andare da qualche altra parte, di fare altro, forse non ero abbastanza brava o intelligente. Ogni notte scrivevo progetti e le risposte che ricevevo erano invariabilmente no, no e no. Ma ” ha detto in un’intervista al Guardian. “i dati dei test sugli animali erano molto incoraggianti . Ho sempre sperato di vivere abbastanza a lungo da vedere approvato qualcosa su cui avevo lavorato”

La svolta è nel ’98 quando incontra alla fotocopiatrice Drew Weissman, che stava lavorando sul vaccino per l’HIV per il National Institutes of Health (link), Lei gli assicura di essere in grado di costruire in laboratorio qualsiasi tipo di RNA, lui ha l’idea che fa passare indisturbato l’RNA sintetico nel corpo come un alleato, basta sostituire uno dei quattro nucleotidi, l’esempio che portano è quello di cambiare una ruota all’auto. Nasce una collaborazione che sogna il vaccino contro l’HIV e che darà grandi frutti. La loro ricerca viene pubblicata nel 2005, passa quasi inosservata, ma ridà speranza a chi lavora in quel settore e viene notata da chi di dovere, due persone di cui oggi si parla molto; Derrick Rossi, che fonderà Moderna, un’azienda farmaceutica che non ha immesso sul mercato ancora nessun farmaco, ma che ha un valore mostruoso di Borsa, grazie al suo vaccino contro il Covid basato sull’RNA sintetico, il secondo ad essere approvato in USA, e dalla tedesca BioNTech, che all’epoca non aveva nemmeno un sito web e di cui ora Katalin è vicepresidente.

Quando è giunta la notizia degli esiti positivi dei trial medici di Pfizer e Moderna, lei non è rimasta poi molto stupita, “ho solo festeggiato col cioccolato ricoperto di noci, il mio preferito. ma non sono una che ama essere esuberante”. racconta alla CNN “Ho lavorato tanto, in laboratorio e poi portandomi il lavoro a casa, e me lo sono sempre goduto, soprattutto quando trovavo risultati interessanti, ho sempre sentito che la risoluzione dei problemi scientifici dipendeva solo da me, e dalla mia forza di volontà. Ci sono quelli a cui questa pressione porta a sempre maggiori risultati e quelli che invece ne vengono schiacciati, sta a noi decidere chi essere” Un’amore per la vita e il proprio lavoro che ha trasmesso anche alla figlia, che ora si chiama Susan, 1.88mt per 79Kg, colonna dell’otto femminile del canottaggio statunitense che ha vinto due medaglie d’oro olimpiche a Pechino e Londra e quattro titoli mondiali.

Katalin Kariko con il marito Bela e la figlia Susan

Giovedi 24 dicembre la dottoressa Katalin Karikó è stata sottoposta alla vaccinazione, insieme a Drew Weissman. E’ raggiante ma guarda già avanti: l’RNA porta il materiale genetico e saperlo maneggiare apre un campo di applicazione enorme dal rallentamento di certe malattie neurodegenerative, studi che aveva sempre dovuto interrompere in passato, agli infarti, alle produzione di cellule staminali, alle terapie antitumorali generiche. Chissà, forse in futuro le prossime generazioni parleranno della pandemia di Covid come dell’evento che diede l’impulso decisivo alla ricerca medica del XXI secolo. (Alessandro Grimaldi)

* a parte l’Ungheria, che ha già iniziato il 26, Lo riferisce il sito ungherese sui piani vaccinali, ripreso da Politico.eu

Fonti

Hvg CNN G7 Guardian statnews

3 thoughts on “Storie: La regina del vaccino

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